Napoli Vita Morte E Miracoli Str
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Nel calendario marmoreo di Napoli la data del 19 settembre viene indicata come "dies natalis" di San Gennaro che, nella tradizione cristiana, è il giorno della nascita alla vita eterna, ovvero della morte.[27]
Alla morte del padre venne in possesso di una cospicua eredità; assicurata una vita dignitosa per la madre Teonoria e per la sorella Agata, donò tutto il resto dei suoi averi ereditati a favore della Chiesa.
Le marine di Majori, Minori e Atrani, la patriadi Masaniello, che s'incontrano per via, sono quelche può esservi di più ameno e di più pittoresco sula terra. Nel contemplare quei tranquilli e ridentigruppi di case che partendo dal mare s'inerpicanocome caprette su per i dirupi della montagna; le cupoledelle loro chiese che coperte di maioliche colorateluccicano alla luce del sole; i boschetti di agrumiche le contornano; i viottolucci scoscesi che scendonoserpeggiando fino alla spiaggia, dove una popolazionetranquilla di pescatori lavora e canta fra lunghe filedi reti che brillano al sole, si prova una gioja ineffabile,una pace serena, un tal senso di beatitudineche posandosi sul core lo stringe, e lo stringe contanta dolcezza che a poco a poco ci sentiamo nascereil desiderio doloroso di passare su quelle spiagge serenela nostra vita, magari anche di morirvi, quantunque[50]l'idea della morte sembri tanto strana suquelle magiche rive che, incontrando un trasporto funebre,c'è da maravigliarsene credendolo una finzione.Il giorno del giudizio, per gli Amalfitani cheandranno in Paradiso, sarà un giorno come tutti glialtri.
San Francesco da Paola Eremita e fondatore2 aprile - Memoria Facoltativa Paola, Cosenza, 27 marzo 1416 - Plessis-les-Tours, Francia, 2 aprile 1507 La sua vita fu avvolta in un'aura di soprannaturale dalla nascita alla morte. Nacque a Paola (Cosenza) nel 1416 da genitori in età avanzata devoti di san Francesco, che proprio all'intercessione del santo di Assisi attribuirono la nascita del loro bambino. Di qui il nome e la decisione di indirizzarlo alla vita religiosa nell'ordine francescano. Dopo un anno di prova, tuttavia, il giovane lasciò il convento e proseguì la sua ricerca vocazionale con viaggi e pellegrinaggi. Scelse infine la vita eremitica e si ritirò a Paola in un territorio di proprietà della famiglia. Qui si dedicò alla contemplazione e alle mortificazioni corporali, suscitando stupore e ammirazione tra i concittadini. Ben presto iniziarono ad affluire al suo eremo molte persone desiderose di porsi sotto la sua guida spirituale. Seguirono la fondazione di numerosi eremi e la nascita della congregazione eremitica paolana detta anche Ordine dei Minimi. La sua approvazione fu agevolata dalla grande fama di taumaturgo di Francesco che operava prodigi a favore di tutti, in particolare dei poveri e degli oppressi. Lo stupore per i miracoli giunse fino in Francia, alla corte di Luigi XI, allora infermo. Il re chiese al papa Sisto IV di far arrivare l'eremita paolano al suo capezzale. L'obbedienza prestata dal solitario costretto ad abbandonare l'eremo per trasferirsi a corte fu gravosa ma feconda. Luigi XI non ottenne la guarigione, Francesco fu tuttavia ben voluto ed avviò un periodo di rapporti favorevoli tra il papato e la corte francese. Nei 25 anni che restò in Francia egli rimase un uomo di Dio, un riformatore della vita religiosa. Morì nei pressi di Tours il 2 aprile 1507.
ottavio ragone - La morte stavolta non ha fretta. Non colpisce di notte, da vigliacca, quando il sonno rende inermi. Aspetta che il sole sia alto nel cielo. Ma bisogna esser lesti di gambe e di cervello per beffarla. «Fuori, via di qui, il palazzo crolla, mettetevi in salvo~», urlano i soccorritori. Bussano ai citofoni, quasi sfondano le porte delle abitazioni. Quarantacinque famiglie abbandonano le case, sentono il pavimento vacillare sotto i piedi. Donne e bambini, giovani e anziani scendono le scale a precipizio, con l' angoscia nel cuore. Svelti, fate presto, non perdete tempo a prendere soldi o gioielli. Mancano venti minuti a mezzogiorno quando l' ultimo abitante del condominio di via Traversa Sanseverino, all' Arenella, una parallela di via Giacinto Gigante, abbandona l' edificio pericolante. Due pilastri portanti si sbriciolano, lo scricchiolìo delle pareti annuncia il crollo. A mezzogiorno, dopo un tremendo boato, un' ala del fabbricato si affloscia su se stessa. Come accadde a Foggia, in viale Giotto, due anni fa. Ma qui non ci sono morti sotto le macerie, né feriti. Cento persone, sessanta famiglie, riescono a mettersi in salvo e adesso gridano al miracolo, fissando dalla strada la nube di polvere, i muri sventrati, le travi di ferro piegate. Devono la vita agli operai che stavano costruendo delle autorimesse sotto il palazzo, nel ventre di questo brutto edificio di sette piani e due scale, tirato su nel 1955, in collina, nella Napoli della speculazione. L' ingegnere che dirigeva i lavori, chiamato dagli operai, ha avvertito i pompieri. Si è accorto che i pilastri stavano cedendo. Poi sono arrivati i vigili urbani, i tecnici del Comune, un poliziotto che abitava lì ha rischiato la vita per salvare quella degli altri. Il destino corre sul filo dei minuti. Alle 11.10 parte il primo messaggio di soccorso, alle 11.18 vengono messi in allerta i vigili del fuoco, due minuti dopo la polizia. Comincia lo sgombero, l' ultima persona abbandona il condominio pochi minuti prima di mezzogiorno. All' inizio si teme il peggio: «Ci sono decine di morti sotto le macerie». Arrivano le squadre con i cani da fiuto per rintracciare i corpi, si leva in volo un elicottero. L' amministratore dell' ala crollata, la scala A, e quello della scala B, una donna, fanno il censimento delle famiglie. Ci sono due dispersi, una domestica e un anziano signore, ma alla fine, dopo un' ora di trepidazione, si scopre che anch' essi sono scampati alla morte. Sul posto accorrono il responsabile della Protezione civile Franco Barberi, a Napoli per un convegno sui Campi Flegrei, gli assessori comunali Amedeo Lepore e Ferdinando Di Mezza. Più tardi arriva il sindaco Rosa Russo Iervolino. Intorno al palazzo i sopravvissuti piangono, sotto choc. Hanno beffato la morte, ma il terrore è più forte della gioia, in questo lunedì 25 giugno. Il giorno della tragedia sfiorata.- B O X -IL PUNTOL' inchiesta Crollo colposo: è l' ipotesi di reato per cui il pm Antonio Clemente ha aperto una inchiesta su quanto accaduto in viale Sanseverino. Il pm si è recato sul posto, nei prossimi giorni affiderà una perizia ad un gruppo di consulenti tecnici per stabilire le modalità dell' accaduto. Sequestrato l' intero palazzo, evacuati anche i due edifici limitrofi. tangenziale chiusa Dopo il crollo tangenziale in tilt, lunghe code allo svincolo di uscita, mentre lo svincolo di entrata è rimasto aperto. Impossibile passare, l' intera zona di via Giacinto Gigante transennata per evitare il traffico che avrebbe potuto causare altri crolli. Deviato anche il percorso degli autobus, off limits in piazza Arenella anche per i taxi. allarme sciacalli Allarme sciacalli. Oltre al disastro, la paura di perdere quello che era ancora possibile recuperare dalle macerie. Per questo motivo, la Questura ha predisposto la vigilanza fissa - soprattutto per la notte appena trascorsa - in attesa di recuperare il possibile dal cumulo di macerie. asilo dimenticato La protesta delle maestre. Accanto al palazzo crollato c' è una scuola materna, l' asilo «Giacinto Gigante». Quando nella scuola sono arrivati gli echi dell' allarme e la polvere, i bambini sono stati fatti ordinatamente uscire. Ma ora dicono le maestre: «Perché durante l' evacuazione nessuno ha pensato di avvertirci?». i soccorsi Cinquanta vigili del fuoco con il loro vice comandante, cinque auto, una autoscala. La zona transennata e una ventina di agenti di polizia. Sul posto il numero due della polizia scientifica regionale vice questore Danila Amore, che ha diretto i rilievi, e il comandante della compagnia dei carabinieri Vomero, capitano Nicola Conforti. I cani sos Il primo allarme da viale Sanseverino parla di feriti, di persone sotto le macerie. Per questo vengono immediatamente allertate le unità cinofile della polizia. Che per fortuna non verranno utilizzate. l' elicottero Pochi istanti dopo il crollo si alza l' elicottero della polizia. I soccorritori sperano di avere una immediata fotografia dall' alto della situazione per coordinare i soccorsi nei punti dove è maggiormente necessario.
Giuliano cercò di occultare le testimonianze di quel delitto, facendo uccidere anche chi ne era al corrente. Volevasi evitare che quel luogo diventasse meta di Cristiani, ma non andò così. Il 26 giugno del 363, ad un anno preciso dalla morte di Giovanni e Paolo, Giuliano fu ucciso in Persia, come riportato dalle fonti ufficiali. Sul luogo del martirio dei due fratelli venne edificata la tuttora esistente basilica dei Santi Giovanni e Paolo, sul colle Celio a Roma. Il giorno della loro morte, il 26 giugno, divenne la loro ricorrenza. 2b1af7f3a8